sabato 24 aprile 2010

sono PARTIGIANA, sono PARTIGIANO

Sono partigiano, perciò odio chi non parteggia. Odio gli indifferenti.

Le parole del Antonio Gramsci ben racchiudono lo spirito della festa del 25 aprile. Sono passati ormai 65 anni da quel 25 aprile del 1945 giorno in cui il CNL lanciava l’insurrezione nazionale liberando Milano dall’occupazione nazifascista. Anche la popolazione civile insorse e vaste zone dell’Italia settentrionale vennero liberate prima dell’arrivo delle truppe anglo-americane che, dopo aver superato l’ultimo ostacolo della linea Gotica in Toscana, incalzarono le truppe tedesche in ritirata nella pianura padana.

Una storia troppo spesso dimenticata; la storia di uomini e donne che hanno parteggiato, che hanno deciso di schierarsi e non vivere in quella indifferenza che sembra essere una caratteristica costante nel nostro paese.

Si celebra per ricordare ma se da un lato la memoria dovrebbe insegnare a non commettere gli stessi errori dall’altro alimenta una sorta di indifferenza nei confronto del presente. Ci fa pensare che ciò che è stato è stato, che non può riproporsi sotto altre forme. Ci dà degli schemi consolidati di cosa è una dittatura, di cosa è una guerra, di cosa è il fascismo, schemi che vengono interpretati solo nel contesto storico-sociale di quegli anni e che rimangono lì, nella memoria. È così che non riusciamo a vedere per esempio quanto una legge elettorale del 2006 sia simile alla legge Acerbo del 1923, quanto la retorica politica dei giorni nostri sia demagogica come quella mussoliniana , quanto non siamo liberi di pensare, quanto i nostri bisogni siano creati e allo stesso tempo soddisfatti dalla società, quanto la libertà assomigli alla schiavitù.

Si depongono fiori sulle tombe dei partigiani, si ricorda che la nostra democrazia è merito del loro sacrificio ma non si impara mai che un bene che si conquista va difeso ogni giorno con tutte le armi che si hanno a disposizione.

Un giorno durante un mercatino del biologico nella piazzetta di Casalbertone sono arrivati dei fascisti per attacchinare dei manifesti in quartiere. Non ricordo come andò la storia ricordo solo le lacrime di un uomo. Erano le lacrime di Zaccaria Verucci, un’ex staffetta partigiana. Un uomo capace di andare oltre quegli schemi prestabiliti di cui ho parlato e di vedere come ciò contro cui allora ha lottato esiste ancora e in forme non poi tanto diverse.

Domenica Donato